Conto corrente in rosso: cosa fare?

Conto corrente in rosso: cosa fare?

Il conto corrente “in rosso” costituisce un grave inadempimento contrattuale che obbliga il soggetto risparmiatore e sottoscrittore del contratto di c/c a corrispondere gli interessi moratori.

Che cosa significa avere il conto corrente in rosso? Quali sono le conseguenze immediate derivanti dall’inadempimento del contratto sul soggetto debitore? In questa guida cerchiamo di capire meglio che cosa significa aprire un conto corrente bancario, quali sono gli obblighi derivanti e quali sono le conseguenze derivanti.

Conto corrente bancario: quali sono gli obblighi?

Sottoscrivere un contratto di conto corrente bancario comporta per il soggetto risparmiatore una serie di obblighi contrattuali specie per chi ha necessità di fruire di una serie di servizi bancari e creditizi considerati “di base”:

  • Accredito stipendio/pensione;
  • Affidamento;
  • Assegni;
  • Assegni circolari;
  • Bancomat;
  • Bonifici;
  • Carta di credito;
  • Domiciliazione utenze;
  • Emissione/invio estratti conto;
  • Investimenti in pronti contro termine;
  • Operazioni di trading;
  • Servizi di Internet Banking;
  • Servizi di Phone Banking;
  • Prelievo bancomat;
  • Prelievo in filiale;
  • Versamento in filiale.

L’articolo 12 del Decreto Salva Italia prevede l’obbligo di aprire un contratto di conto corrente per accreditare lo stipendio e/o la pensione al fine ultimo di poter tracciare tutti i movimenti di denaro e lottare contro l’evasione fiscale.

Sebbene, le critiche mosse aprire un conto corrente per accreditare lo stipendio o la pensione è assolutamente conveniente, anche se occorre saper gestire in modo oculato le finanze personali (accrediti e addebiti)

Il conto corrente è uno strumento di gestione del risparmio e, in quanto tale, deve stimolare i risparmiatori e i correntisti a “salvaguardare” il capitale cumulato nel tempo.

Cosa significa avere il conto corrente in rosso?

Il conto corrente in rosso fa riferimento ad una situazione in cui, sul conto corrente, si eccedono le reali capacità creditizie (gli addebiti e le uscite monetarie superano gli accrediti ovvero le entrate creditizie).

In buona sostanza, con il movimento contabile e le varie operazioni dare e avere in conto corrente si viene a registrare una passività ovvero un’obbligazione.

Avere il conto corrente “in rosso” comporta l’automatico addebito del computo di interessi moratori da parte dell’istituto di credito presso il quale si hanno le giacenze di denaro.

Negli ultimi tempi, la maggior parte degli istituti creditizi non consente che il correntista ecceda nell’importo delle uscite monetarie rispetto a quelle depositate sul conto.

Calcolo interessi moratori: Conto corrente “in rosso”

Avere il conto corrente “in rosso” comporta l’inizio del calcolo da parte della banca degli interessi moratori che “scattano” nella misura indicata sul contratto di c/c.

Sugli interessi moratori viene applicato l’anatocismo bancario: in buona sostanza il loro computo viene calcolato non solo sul capitale, ma anche sugli stessi interessi legali non pagati dal cliente con il conto corrente “in rosso”.

Con questa diffusa prassi bancaria, ben si comprende che la conseguenza derivante è legata al fatto che gli interessi aumentino più che proporzionalmente di anno in anno.

Andare “in rosso” può risultare, nella maggioranza dei casi, piuttosto oneroso ed altamente rischioso per le tasche dei risparmiatori.

Quando si va “in rosso”, contrattualmente sono previste delle commissioni di scoperto ovvero degli “oneri di penalità” introdotte con l’art. 6-bis del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201.

La normativa ha annullato quelle che precedentemente erano definite commissioni di massimo scoperto, prevedendo l’applicazione del tasso di interesse debitore (sull’ammontare dello sconfinamento).

 

 

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